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martedì 17 aprile 2012

CineRubrica...


Romanzo di una strage
di Fabio Zoboli

Notizia di sabato 14 aprile 2012: nessun colpevole per la strage in piazza Loggia, a Brescia; assolti i quattro imputati al processo d’appello, confermata la sentenza di primo grado.
Ironia della sorte, in sala in queste settimane troviamo Romanzo di una strage, che tratta dei fatti di piazza Fontana. Il parallelismo è immediato: anche in questo caso nessun colpevole.
A volte il cinema non è solo finzione, a volte certi film andrebbero visti nelle scuole, per far luce su vicende che spesso vengono solo accennate e quindi dimenticate, se non completamente ignorate dai più. Ispirato nel titolo da un articolo scritto da Pasolini sul Corriere della Sera (“Cos’é questo Golpe? Il romanzo delle stragi”, 14 novembre 1974), Marco Tullio Giordana (I cento passi, La meglio gioventù) ricostruisce le vicende del 12 dicembre 1969, dove a Milano, in piazza Fontana, un'esplosione devastò la Banca Nazionale dell'Agricoltura, ancora piena di clienti: morirono diciassette persone e altre ottantotto rimasero gravemente ferite.
Il piglio documentaristico della pellicola ripropone fedelmente le indagini che seguirono a questa strage, con la pista anarchica e solo in un secondo momento quella neonazista, ma non si esime dal trattare anche l’aspetto umano di due personaggi che rimarranno per sempre legati alla vicenda: l’anarchico Pinelli (Pierfrancesco Favino) e il commissario Luigi Calabresi (Valerio Mastrandrea).
Senza entrare nei dettagli del racconto, che non è altro che una pagina di Storia, credo che il regista non voglia dare risposte a tutti i costi su questioni che ancora oggi hanno aspetti oscuri, ma piuttosto offrire allo spettatore importanti spunti di riflessione. E da qui il mio personale invito a tutte le nuove generazioni (e non solo) a documentarsi e ad approfondire la recente storia italiana: la pellicola può sicuramente essere un valido aiuto perché divisa in sottocapitoli che mano a mano riconducono alla pista finale, ma non basta certo per capire il clima di quegli anni. E allora perché non farsela raccontare anche da genitori, zii, parenti o da chi l’ha vissuta come attualità? Se non è un dovere civico, poco ci manca.
Buona visione a tutti.

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