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domenica 3 giugno 2012

La kryptonite nella borsa

                                             
                                             di Fabio Zoboli
                                                                                                                                        
                                                                                                                                
Premessa: dopo un periodo di latitanza dalla cinerubrica, penserete che sia tornato con un filmone di alto livello. Mi spiace, resterete delusi! Quello che vi propongo oggi è però un titolo che forse è sfuggito a molti quando è uscito nelle sale l’anno scorso, ma che meriterebbe più considerazione. Il nome del regista non aiuta, perché è un esordiente, Ivan Cotroneo, con una carriera alle spalle come sceneggiatore più che altro. Il cast invece è di tutto rispetto e propone, non a caso, molti attori partenopei, dato che la pellicola è ambientata (e girata) a Napoli: Valeria Golino (un lungo curriculum tra Italia e Stati Uniti, dove ha interpretato i ruoli che l’hanno resa celebre, tra cui il drammatico Rain Man e i comici Hot Shots! 1 e 2) e Libero De Rienzo (Santa Maradona) sono i nomi di spicco, ma quasi tutti i personaggi secondari sono napoletani, con l’eccezione dei romani Luca Zingaretti (Il commissario Montalbano) e Cristiana Capotondi (Notte prima degli esami).

In apertura sottolineavo che non sto raccontando un capolavoro cinematografico: questo perché si tratta di una semplice commedia e soprattutto il tema in questione non è niente di trascendentale, ossia le dinamiche di una famiglia “allargata” della Napoli del 1973. Tuttavia, ciò che lascia gradevolmente stupiti è la modalità con cui vengono presentati i vari personaggi: non delle semplici macchiette, ma delle personalità sfaccettate, non esenti da vizi e virtù. Il protagonista indiscusso è il piccolo Peppino, 10 anni, figlio di genitori che stanno vivendo una crisi coniugale, legata alla depressione della madre dopo aver segretamente scoperto di essere tradita dal marito. Ecco quindi che il ruolo materno deve essere coadiuvato da altri membri del nucleo familiare e non solo: il padre impacciato e fedifrago, i giovani zii alle prese con la trasgressione adolescenziale degli anni Settanta, la zitella Carmela alla disperata ricerca di un fidanzato, la maestra che si fregia del titolo di “terza madre” ma tutt’altro che affettuosa ed educativa, ma soprattutto il cugino strambo che si traveste da Superman e che compare nei sogni del protagonista. Proprio questa figura è l’emblema di un personaggio apparentemente comico ma che nasconde la frustrazione della diversità e il monito rivolto a Peppino di crescere valorizzando le proprie peculiarità caratteriali.

Il film riesce quindi a divertire ma anche a far riflettere, il tutto condito da un’ottima fotografia del capoluogo campano e da alcune pennellate della spensieratezza giovanile in seguito alla rivoluzione culturale del Sessantotto. Un’opera prima senza pretese ma anche senza troppi clichè, che lascia ben sperare per la carriera cinematografica del regista.

Un’ultima chicca: il videoclip di una delle canzoni che compongono la colonna sonora, ossia la cover dei Planet Funk di “These boots are made for walking“ (l’originale, non a caso, è datata fine anni Sessanta), riprende alcuni personaggi del film; quindi se volete farvi un’idea, eccovi il link:

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