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martedì 9 ottobre 2012

A spasso per le Orobie, anzi, a spasso un po’ dovunque!

Rubrica a cura di Francesco Locatelli

Una dedica speciale a Vicky Rubini sperando che anche lui prima o poi possa scrivere il suo sonetto “A Bergamo”

Dicembre 2011 – Vetta Sigaro Dones, Grigna Meridionale
 -Autoscatto Francesco L. e Giovanni M.-
“Ada che bo tep sta che a ciapà l’fresc a la me cà”. Traduzione: “Non c’è luogo migliore dove cercare un po’ di pace, restando a due passi da casa, che avventurarsi nella mediocrità delle valli orobiche” cit. Anonimo bergamasco.

Il bergamasco, uomo attento alle apparenze ma rude al punto giusto, è persona semplice e bigotta conosciuta in tutto il mondo per la sua cordialità con lo straniero, famoso per la pigrizia lavorativa che lo contraddistingue e facilmente riconoscibile grazie ad un sofisticato accento ricco di francesismi. Il bergamasco, come si sa, ha girato un po’ tutto il mondo grazie al parente emigrato chissà dove, grazie all'amico che fa volontariato nel terzo mondo, ma soprattutto, lo dobbiamo riconoscere, grazie alle compagnie aree lowcost che hanno capito quale provincia era meglio spennare ( a questo proposito si è sparsa la voce che dall'anno prossimo sui voli Ryanair saranno previste le spiegazioni anche in dialetto bergamasco vista l’alta presenza degli stessi sui voli internazionali).

Come ogni italiano doc, anche il bergamasco, dopo avere girato “di gente in gente” torna sempre da mamma sua. Esiliati, emigrati, turisti, muratori, poeti, papi, viaggiatori bergamaschi: tutti diversi ma tutti con un amore incondizionato verso la propria terra. E qui signori, gli esempi si sprecano: da Papa Giovanni che inviava lettere dialettali (o in codice, se si preferisce) ai parenti di Sotto il Monte, da Gioppino allo Zani che andato a Venezia a far fortuna sempre sognava il ritorno a Bergamo, dal turista per caso al viaggiatore per passione che, chissà come mai, finiscono sempre per trascorrere gran parte delle vacanze estive nella baita di Carona. Cosa c’è di tanto bello in terra orobica? Mah, di sicuro non potremo farcelo spiegare dal bauscina o brianzolo di turno, ma qualcosa di affascinante di sicuro c’è, altrimenti come potrebbe il conterraneo Walter Bonatti, alpinista ed esploratore più straordinario di sempre, considerare l’Alben, montagna assi modesta al confronto con i giganti himalaiani, una cima di immane bellezza?
Per non parlare del povero Tasso che esiliato chiamò la sua Bergamo “Patria” dedicandole un nostalgico sonetto sconosciuto ai più, ma capace di regalare un’emozione folgorante a chi si avventura per i vicoli della Città Vecchia e si imbatte nella lapide che ne ricorda i versi (esattamente si trova nei pressi dell’antica cisterna a fianco di Santa Maria Maggiore). La storia di Bergamo e della sua gente è metafora delle migliori commedie burattinaie: per esempio, il Gioppino, trovandosi in un complicato intreccio di vicende, sembra aver avuto un’intuizione geniale quando arriva il furbetto di turno, quasi sempre non bergamasco, e “ruba” l’idea alla povera maschera prendendosene i meriti e talvolta anche i premi. Guarda a caso accadde che il Foscolo, nato secoli dopo il nostro Tasso, trascrisse il sonetto “A Zacinto” e ammettiamolo: ai noi tanto piace pensare sia una copia del più antico “A Bergamo”!

Perché sotto sotto e nonostante tutto ci piace stare a Bergamo? Una mezza risposta forse la posso fornire io: perché da noi manca solo il mare, ma come si sa, i bergamaschi non sono gente di mare. Montagne, colline, pianure, fiumi, laghi, isole, pozze, canyon,cascate, pareti, cave, miniere, palazzi, case, baite, borghi, patrimoni dell’UNESCO (Crespi d’Adda rulez), piste da sci, malghe, castelli, alberghi, rifugi, alberi, prati, foreste, animali protetti, fauna in via d’estinzione, orsi (c’è anche l’orso!), ghiacciai, robin hood (alias Pacì Paciana), vini e formaggi, specialità gastronomiche e sana pastorizia, allevatori e contadini, falegnami e muratori, ingegneri ed impiegati, papi e ladri, puttane e militari (giusto per citare il finale di “Amici miei” di Monicelli). Bergamo è un po’ un Italia, anzi, un piccolo mondo in miniatura. Certo, un mondo molto modesto che di certo non può vantare unicità paragonabili ad altri celebri luoghi, una terra dove non sempre si sta bene e dove non sempre è facile “tirà n’ac”, un piccolo purgatorio che non è nel il paradiso ne l’inferno ma che ogni giorno ci ricorda che dalla vita non possiamo avere tutto e subito. Da noi le montagne non sono né l’Himalaya, né le Ande né la Patagonia; non sono nemmeno considerabili alla stregua delle altre catene alpine, però ci piacciono anche se i loro spazi sono infinitamente piccoli al cospetto di deserti ed oceani.

Detto questo credo che ci siano due modi di vivere: il primo, probabilmente il più gettonato, è il “vivere inconsapevole” di ciò che ci sta attorno, di ciò che ci circonda e di ciò che accade perché il mondo “non siamo noi”, perché il mondo “ha le sue leggi, ed esse non dipendono da noi” e sopratutto perché “da noi non c’è il mare, e il resto fa schifo”, o se c’è il mare “c’è solo il mare”. Il secondo modo è il “vivere consapevole”: consapevole della natura che ci circonda, consapevole dato che il futuro dipende da noi, consapevole perché vogliamo conoscere, vogliamo ricordare, vogliamo amare, vogliamo interessarci, vogliamo aiutare e vogliamo migliorare. Noi siamo per un vivere consapevole “spogliandoci” dell’inconsapevole giogo di cui altrimenti saremmo schiavi.

Apparentemente non troverete nessun nesso logico tra la “predica” appena fatta e la presentazione della nuova rubrica di questo blog. Il nesso, seppur forzato, proverò a trovarlo io: “A spasso per le Orobie, anzi, a spasso un po’ dovunque” vuole essere una rubrica che abbia come assunto di base il “vivere consapevole”. Parleremo sicuramente di montagne e di natura, conosceremo borghi ed altri luoghi sconosciuti ai più ma ha due passi da casa, viaggeremo insieme per l’Italia e magari anche all’estero cercando di trovare un modo bello per farlo (piedi, bicicletta, treno, magari in autostop), andremo a scalare e chi lo sa, magari in canoa o in monociclo. Cercheremo di raccogliere con fotografie ciò che vediamo e vorremmo che ogni “uscita” fatta sia una possibile proposta per tutti i lettori che amano la vita all’aperto, l’avventura e fare un po’ di fatica (OCS: obbligata citazione scout).

Signori, zaino in spalla che tra pochi giorni si parte! Se anche tu vuoi essere dei nostri non ti preoccupare, c’è spazio per tutti, prima o dopo; quindi chiunque voglia raccontare il proprio “giro” non esiti a farlo mandando una mail alla redazione! Buona strada e a spasso per le Orobie, anzi, a spasso un po’ dovunque!

2 commenti:

Sara L ha detto...

Così ad occhio: una delle rubriche più belle!Grazie Cesko!

Vicky Rubini ha detto...

Sì, grande Francesco! Scollatevi dal computer, andate a farvi un giro! Non mancherò di inviare del materiale!

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