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mercoledì 3 ottobre 2012

Gatto Nero, Gatto Bianco

di Fabio Zoboli
Continuiamo la nostra esplorazione di registi e quindi stili diversi, passando dalla Russia alla ex-Jugoslavia; penso che a tutti verrà in mente un nome in particolare: ebbene sì, oggi si parlerà di Emir Kusturica.
Come anticipa il titolo però non tratterò dell'opera forse più famosa, il capolavoro del regista bosniaco naturalizzato serbo, Underground, che affronta proprio il tema del conflitto in Jugoslavia, bensì di una commedia che m'ha incantato per la sua capacità di descrivere un mondo complesso come quello balcanico e gitano, così ricco di etnie diverse, in cui la tradizione si mescola con la modernità, che spesso offre il suo volto peggiore: abuso di cocaina, alcolismo, gioco d'azzardo, truffe di ogni genere e scontri tra bande rivali armate fino ai denti.
Maestro nel gestire intrecci inizialmente complessi per la molteplicità di personaggi ma che nel finale trovano la loro naturale collocazione nel disegno complessivo, Kusturica propone uno stile che ricorda quello che ha reso celebre qualche anno più tardi un cineasta come Guy Ritchie, con la sua trilogia sulla malavita londinese (Lock&Stock, The Snatch, Rock‘n’Rolla). Attento ai particolari e abile nell’intervallare le vicende principali con scorci di vita del villaggio sulle rive del Danubio dove è ambientata la pellicola, il regista non lascia nulla al caso e ovviamente i gatti richiamati nel titolo non sono semplici apparizioni in alcuni fotogrammi ma diventano importanti “testimoni” della scena clou del film, nonché richiamano la commistione tra bene e male (la candida purezza da una parte e la credenza popolare della sfortuna legata al nero felino dall’altra) e tra culture distinte, tutt’altro che manichea, tant’è che gli stessi gatti non si fanno problemi nell’accoppiarsi tra di loro. Sicuramente divertente ma non per questo frivola, la commedia offe infatti spunti di riflessione circa riti arcaici come il dovere del capofamiglia di maritare o ammogliare figli e sorelle, anche a costo di ricorrere a matrimoni combinati, nonché alla logica della violenza e della ricchezza che per certi individui non va di pari passo con il mantenimento della propria dignità. Il tutto accompagnato da un’incalzante colonna sonora balcanica, che regala un ritmo coinvolgente per tutti i 120 minuti dell’opera cinematografica. Consigliatissima.

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